Europa e fascismo Nessuna comprensione per Salvini Negli anni abbiamo avuto molta comprensione per Umberto Bossi quali che fossero le sue uscite, perché il federalismo che gli era caro, discendeva pur sempre da un’idea di Carlo Cattaneo. Diciamo subito che avremo molta meno comprensione per Salvini, il quale nel suo desiderio di trovare un afflato con i postfascisti di casa Pound ha detto che a Bruxelles pur non avendo camicia nera o olio di ricino hanno spread e finanza, con le quali “fanno peggio del fascismo”. E’ evidente che Salvini non sa di cosa parla, perché il problema del fascismo non fu l’olio di ricino ed il manganello, che pure sono poco raccomandabili, o per lo meno alterano il concetto di democrazia, questione di cui lui dovendo indossare una felpa diversa ogni giorno non ha tempo per preoccuparsi. Il problema del fascismo fu l’incredibile velleità che lo contraddistinse, tale da imbarcarsi in imprese in cui non era minimamente in grado di districarsi. Noi, a contrario di Salvini come di altri parlamentari che siedono oggi in parlamento negli schieramente più diversi, dal ministro Madia al deputato Di Battista, veniamo da quella tradizione antifascista che subì manganellate, olio di ricino ed anche peggio. Salvini dimentica le leggi razziali, ma il razzismo come vediamo ancora oggi, è un fenomeno europeo duro a morire, per cui fa bene a non parlarne. Escludiamo però che vi sia un regime incapace di attenersi alla valutazione dei propri mezzi. Il peggio del fascismo infatti, fu che nonostante Mussolini comprese che la Germania nazista fece un errore a fare la guerra alla Russia, seguì la Germania nazista in Russia, tanto che con il doppio fronte perse la guerra. E’ curiosa la leggenda del dopo guerra per cui i gerarchi raccontavano al duce di disporre dei mezzi sufficienti a combattere contro gli inglesi e gli americani. Per la verità i generali di Mussolini gli fecero rapporti dettagliati sullo stato impietoso delle forze armate e lui stesso se ne convinse tanto da chiedere ad Hitler di ritardare una guerra mondiale almeno fino al ’43 perché l’apparato bellico italiano non era pronto. Invece l’Italia si trovò in guerra già nel ’39 e in una maniera tanto fallimentare di non riuscire a guadagnare un solo metro sulle alpi contro una Francia giù sconfitta. Peggio ancora fece in Grecia, tanto che vennero i nazisti a salvarla dal disastro e così fino alla disfatta in Africa, al punto che i comandi tedeschi se la presero con la logistica italiana. Eppure niente: Mussolini metteva il muso ai tedeschi e continuava a seguirli fino a quando i suoi gerarchi andarono dal re per mollarlo e liberarsi di un tale pazzo. Sappiamo com’è finita. Per cui l’Europa avrà pure i suoi limiti, tanti, ma insomma, calma e gesso. Per cui Salvini, che è giovane, e ha tempo per correggersi, beato lui, ci pensi più a fondo. Almeno eviterà di dire castronerie. Roma, 3 marzo 2015 |